Sabato, 2 aprile 2022

I verdi liberali sono ora presenti in tutti i 26 cantoni e sostengono un chiaro SÌ a Frontex

I Verdi liberali sono ora presenti in tutta la Svizzera: con la fondazione del partito cantonale di Uri e la sua ammissione al partito nazionale, i Verdi Liberali contano ora almeno una sezione in tutti i 26 cantoni. La situazione geopolitica attuale preoccupa il partito dei verdi liberali: "La guerra di aggressione in Ucraina ci mostra drammaticamente l'importanza centrale di una Svizzera ben collegata a livello internazionale. Con un Sì a Frontex, continuiamo, come membro dello spazio Schengen, a sostenere un sistema migratorio comprensivo e procedure di asilo adeguate. Un 'No', invece, non aiuta nessuno e marginalizza la Svizzera", dice la presidente del gruppo parlamentare Tiana Moser. I delegati hanno quindi adottato un chiarissimo SÌ. Anche il Sì alla Legge sui trapianti, che salverà delle vite, è stato indiscusso. Con il cambio di paradigma, la Legge risponde alla volontà della grande maggioranza della popolazione di donare gli organi. Infine, la Legge sul cinema è stata discussa animatamente. Una maggioranza ha ponderato più fortemente gli aspetti positivi e ha deciso di raccomandarne l’approvazione.

"Con la fondazione del PVL Uri, tutta la Svizzera si colora ora di verde liberale. Siamo molto contenti di aver raggiunto questo obiettivo storico", ha detto il presidente del partito Jürg Grossen. Diciotto anni dopo la fondazione del primo partito cantonale dei Verdi liberali, il partito è ora presente in tutti i cantoni. Grazie a un programma incentrato sullo sviluppo sostenibile, su soluzioni pragmatiche e con una visione ottimista del futuro, i Verdi liberali raccolgono un consenso crescente in tutte le regioni della Svizzera.


Un cristallino SÌ a Frontex/Schengen
Schengen è un modello di successo: rafforza la nostra sicurezza, garantisce la libertà di movimento ed è importante per la piazza economica elvetica. Tuttavia, se la Svizzera non partecipa allo sviluppo di Frontex, metteremo a rischio la nostra appartenenza a Schengen. Le relazioni della Svizzera con l'UE sono state molto tese da quando si sono interrotti negoziati sull'accordo quadro istituzionale e il futuro delle relazioni bilaterali è tutt'altro che garantito. Un No alla legge Frontex metterebbe ancora più a dura prova le nostre relazioni con i nostri partner europei nel momento più inopportuno. "Il voto su Frontex è al centro della politica europea. Un Sì a Frontex è quindi anche un Sì alla politica europea e per l'assunzione congiunta di responsabilità nell’affrontare le sfide della migrazione e della sicurezza del continente europeo. Soprattutto in una situazione di crisi, non possiamo semplicemente rimandare la gestione dei problemi unicamente agli altri paesi europei", sottolinea la presidente del gruppo Tiana Moser. La Svizzera dipende da relazioni stabili e affidabili con i suoi partner europei. Grazie all'accordo di Schengen/Dublino, la Svizzera è al tavolo di tutte le discussioni su questi temi e può contribuire con la propria voce. Di conseguenza, i delegati hanno adottato una chiarissima racomandazione di voto per il SÌ (161 voti a favore, 3 voti contrari e 2 astensioni).

Salvare più vite
"Le cifre di altri Paesi mostrano che il cambio di paradigma conduce a più donazioni di organi. Accorcia il tempo di attesa per un organo e permette di salvare più vite. I sondaggi lo dimostrano e la mia esperienza personale lo conferma: la grande maggioranza della popolazione vede positivamente la donazione di organi. La modifica di Legge riflette lo spirito di solidarietà della nostra società", ha spiegato Jörg Mäder, consigliere nazionale e membro della CSSS-N. La raccomandazione a favore della modifica legislativa è stata quindi accettata in maniera netta (157 voti a favore, 7 voti contro e 2 astensioni).


SÌ alla Legge sul cinema
La Legge “Netflix” ha animato il dibattito dell’assemblea. La vicepresidente Melanie Mettler si è espressa a favore della legge in rappresentanza della maggioranza del Comitato nazionale e del gruppo parlamentare. "Con la Legge sul cinema creiamo condizioni di mercato eque e rafforziamo la produzione cinematografica nel nostro Paese", ha spiegato Mettler. Le piattaforme di streaming devono investire anche in Svizzera, come già devono fare le emittenti televisive elvetiche. L'obbligo d'investimento del 4 per cento è una soluzione moderata e orientata al mercato che non richiede ulteriori fondi pubblici. Questo approccio ha avuto successo in molti Paesi europei. La Legge sul cinema è anche una base importante per l'accesso al mercato europeo e a programmi come "Creative Europe".

Secondo gli oppositori invece la Legge sul cinema impone restrizioni controproducenti sulla definizione dei film svizzeri e richiede una quota rigida, protezionista e discutibile dal punto di vista dello sviluppo per i film europei. Inoltre, per gli oppositori, il disegno di legge è eccessivo e distorce la concorrenza, soprattutto perché l'industria cinematografica riceve già annualmente decine di milioni di franchi in contributi pubblici.

Alla fine i delegati hanno però dato seguito alla raccomandazione della maggioranza del gruppo parlamentare e del comitato nazionale sostenendo il SÌ con 101 voti a favore, 55 voti contrari e 8 astensioni.