Martedì, 15 ottobre 2019

«Alle prossime generazioni non vanno lasciati debiti»

«Alle prossime generazioni non vanno lasciati debiti»

I sondaggi danno i Verdi liberali con il vento in poppa a livello nazionale. Il 20 ottobre potrebbero ottenere il loro miglior risultato. Con il presidente Jürg Grossen parliamo di elezioni, economia-verde, accordo quadro e previdenza vecchiaia.

 

Nei sondaggi state volando. La «SonntagsZeitung» ha parlato di un «piano segreto» per una candidatura congiunta di Verdi liberali e Verdi (cfr. CdT di ieri , ndr) di un consigliere federale ecologista. Nel mirino ci sarebbe il posto di Cassis. Cosa c’è di concreto?

«Non c’è nessun piano segreto. Nel PVL nessuno sa niente. Noi e i Verdi siamo due partiti diversi. Non possiamo essere sommati, anche se vedrei volentieri un consigliere federale ecologista. Sono pronto a mettere in discussione la formula magica se la crescita delle formazioni non governative continua, perché altrimenti una grossa parte della popolazione non sarebbe rappresentata in Consiglio federale».

 

Il barometro SSR vi dà al 7,3%. Cosa intendete fare forti di un risultato del genere?

«Avremmo più seggi e i nostri voti conterebbero di più e potremmo diventare decisivi, fungendo da ago della bilancia. Lo scopo è di favorire soluzioni in un’ottica verde liberale. Non vogliamo lasciare debiti alle prossime generazioni, né in termini climatici né finanziari. Vogliamo una tutela ambientale in chiave economica, che consenta anche di guadagnare, come lo sviluppo delle energie rinnovabili e l’industria cleantech. Nella previdenza vecchiaia non vogliamo lasciare oneri che ricadono sulle spalle dei giovani».

 

C’è chi pensa, soprattutto a sinistra, che la vostra linea sia senza contenuto: un partito che si dice a favore dell’ecologia e allo stesso tempo a favore dell’economia suona come un ossimoro per molti.

«La nostra proposta è in grado di conciliare con successo la tutela del clima e dell’economia. Se perseguiamo la tutela dell’ambiente contro l’economia diventiamo più poveri. Se viceversa facciamo attività economiche senza tutela climatica è l’ambiente a rimetterci».

 

Ora che il PLR ha deciso di fare di più per l’ecologia, perché bisognerebbe comunque votare voi?

«Finora il PLR non ha adottato in concreto decisioni favorevoli al clima. Lo scorso dicembre al Nazionale ha contrastato gli articoli più importanti della Legge sul CO2. Sì, d’accordo, agli Stati in settembre ci sono stati miglioramenti, ma la legge nel complesso resta ancora insufficiente. Nell’ultima sessione inoltre il PLR ha respinto atti parlamentari favorevoli ad una migliore protezione climatica. Finora il loro appoggio è solo sulla carta».

 

Spesso la risposta politica a problemi climatici sono più tasse e il rincaro di certi prezzi, come ad esempio per la tassa sui biglietti aerei o per i carburanti. È la maniera giusta di procedere per raggiungere gli obiettivi?

«Sì, è una via economicamente compatibile. Se si fa pagare di più ciò che nuoce all’ambiente, si consuma meno. E se invece viene consumato, con i soldi incassati si possono riparare i danni».

 

Ma non sono misure che rischiano di danneggiare l’economia?

«No, anzi. Penso ad esempio all’elettromobilità che può essere alimentata con energia solare prodotta privatamente o idroelettrica. Se queste soluzioni vengono attuate in tutto il Paese l’economia potrà approfittarne. Chi si muove per primo nell’attuazione degli accordi di Parigi sulla riduzione delle emissioni ha solo vantaggi».

 

Siete stati subito per l’accordo quadro. Non vedete rischi per la tutela dei salari?

«ll risultato dei negoziati è molto buono. Cassis ha portato in Consiglio federale una buona proposta, che però non ha una maggioranza. La tutela dei salari è garantita anche nella stessa UE. Sta scritto nero su bianco: salario uguale, a parità di lavoro nello stesso luogo. Quanto al PS non ha fatto altro che agganciarsi ai sindacati».

 

Non c’è forse anche una questione di sovranità?

«La Svizzera mantiene la sovranità nei processi legislativi nazionali. Il sistema di risoluzione delle controversie è una vittoria per la Svizzera, perché è richiesta la proporzionalità delle misure compensative. Oggi la Svizzera non può difendersi da misure sproporzionate e unilaterali da parte dell’UE».

 

In Ticino siete ancora una realtà molto piccola. Secondo lei perché?

«In Ticino c’è un grosso potenziale per il nostro partito. È uno spazio economico importante e al tempo stesso anche molto dipendente dall’ambiente. Due temi che il nostro partito è capace di coniugare. La sezione ticinese è comunque ancora molto giovane, però come una piccola pianta, una volta messe le radici, potrà crescere molto».

 

In ambito previdenziale i Giovani Verdi liberali sono per un innalzamento dell’età della pensione a 67 anni per tutti, uomini e donne. Una misura davvero necessaria?

«Per prima cosa bisogna armonizzare l’età di pensionamento a 65 anni. La popolazione invecchia e il rapporto fra attivi e pensionati cambia. In prospettiva si può quindi pensare ad un aumento progressivo dell’età di pensionamento, fino a 67 anni per tutti, unicamente a pari condizioni salariali. È una questione matematica. Ma servono anche altri provvedimenti. In primo luogo una migliore flessibilizzazione. Bisogna facilitare con adeguati incentivi – oggi non è così – chi vuole continuare a lavorare anche dopo aver superato l’età di pensionamento. Viceversa bisogna dare la possibilità a chi ha svolto lavori usuranti di andare prima in pensione».

 

Pubblicato sul Corriere del Ticino, 15.10.2019
Intervista di Giovanni Galli